Ciao, sono Irene e ho 27 anni. Sono una volontaria di servizio civile presso la Comunità di pronta accoglienza femminile "La Ginestra". Quasi un anno è trascorso e adesso vorrei provare a raccontarvi la mia esperienza. Dopo aver completato il mio percorso di studi universitari mi sentivo incompleta. Nonostante avessi già avuto delle esperienze di tirocinio o stage presso vari enti, sentivo che mi mancava qualcosa, mi mancava un'esperienza di volontariato. Cosi mi informai sui vari bandi di Servizio Civile Nazionale, fin quando non lessi quello relativo alla Cooperativa Sociale Società Dolce.
Nello specifico il progetto "Liberi di Crescere", dedicato all'area tematica del disagio minorile. Inviai tutta la documentazione richiesta, sperando di ricevere la chiamata per partecipare al colloquio selettivo. Dopo circa un mese dall'invio della candidatura, squillò il telefono. Era la responsabile delle risorse umane: "Ciao Irene, ti aspettiamo per il colloquio". Ero davvero felice. Così il giorno indicato mi recai nella sede della cooperativa, ricordo che ero molto agitata, pensavo a quale potesse essere il modo migliore di rispondere alle domande, se fossi davvero pronta per fare un'esperienza del genere. Tanti dubbi passavano nella mia mente. Ma alla fine pensai di essere semplicemente me stessa. Il 7 settembre 2015 ero ufficialmente una volontaria presso la Ginestra. Potrei cominciare a dire cos'è la Ginestra, ma questa sarebbe solo una descrizione tecnica, e per questo motivo troverete le informazioni riguardo questa struttura nella pagina "about".
Quello che voglio raccontare è ciò che ha rappresentato e rappresenta tuttora per me La Ginestra, un luogo dove poter mettere in gioco tutta me stessa, in cui crescere personalmente e professionalmente. Ma più di tutto è stato un luogo dover poter donare il mio amore verso il prossimo, il mio sorriso e allo stesso tempo ricevere affetto da parte di ragazze a cui la vita di sorrisi ne ha regalati davvero pochi. I primi giorni furono molto difficili, dovevo inserirmi, farmi conoscere e soprattuto instaurare un rapporto di fiducia con le educatrici ma soprattutto con le utenti. In certi momenti pensavo di non essere all'altezza, di non essere in grado di poterle aiutare. In fondo ero cosi diversa da loro, io che dalla vita avevo avuto quasi tutto, una famiglia, una casa, un futuro. Loro invece, anche se cosi giovani, di momenti difficili ne avevano passati troppi. Tutti i miei dubbi svanirono un giorno quando una ragazza, durante un'uscita, all'improvviso mi prese la mano e mi abbracciò, scoppiando in un pianto di dolore durante il quale mi raccontò la sua drammatica storia. Le violenze che aveva subito durante il viaggio dalla Libia in Italia, la paura che l'assaliva di notte quando la sua mente non riusciva a spazzare via le immagini degli stupri subiti. Io rimasi bloccata e a stento riuscii a trattenere le lacrime. Subito dopo mi riabbracciò dicendomi che in struttura lei era felice, perché vedermi le dava gioia. Da qui capii che per aiutarle non bisognava fare dei gesti eclatanti, bastava essere con loro, ascoltarle e sorridere. Ringrazio tutti coloro che mi hanno permesso di vivere questa magnifica esperienza giunta ormai quasi alla fine, ma che segna l'inizio di una nuova Irene.
Nello specifico il progetto "Liberi di Crescere", dedicato all'area tematica del disagio minorile. Inviai tutta la documentazione richiesta, sperando di ricevere la chiamata per partecipare al colloquio selettivo. Dopo circa un mese dall'invio della candidatura, squillò il telefono. Era la responsabile delle risorse umane: "Ciao Irene, ti aspettiamo per il colloquio". Ero davvero felice. Così il giorno indicato mi recai nella sede della cooperativa, ricordo che ero molto agitata, pensavo a quale potesse essere il modo migliore di rispondere alle domande, se fossi davvero pronta per fare un'esperienza del genere. Tanti dubbi passavano nella mia mente. Ma alla fine pensai di essere semplicemente me stessa. Il 7 settembre 2015 ero ufficialmente una volontaria presso la Ginestra. Potrei cominciare a dire cos'è la Ginestra, ma questa sarebbe solo una descrizione tecnica, e per questo motivo troverete le informazioni riguardo questa struttura nella pagina "about".
Quello che voglio raccontare è ciò che ha rappresentato e rappresenta tuttora per me La Ginestra, un luogo dove poter mettere in gioco tutta me stessa, in cui crescere personalmente e professionalmente. Ma più di tutto è stato un luogo dover poter donare il mio amore verso il prossimo, il mio sorriso e allo stesso tempo ricevere affetto da parte di ragazze a cui la vita di sorrisi ne ha regalati davvero pochi. I primi giorni furono molto difficili, dovevo inserirmi, farmi conoscere e soprattuto instaurare un rapporto di fiducia con le educatrici ma soprattutto con le utenti. In certi momenti pensavo di non essere all'altezza, di non essere in grado di poterle aiutare. In fondo ero cosi diversa da loro, io che dalla vita avevo avuto quasi tutto, una famiglia, una casa, un futuro. Loro invece, anche se cosi giovani, di momenti difficili ne avevano passati troppi. Tutti i miei dubbi svanirono un giorno quando una ragazza, durante un'uscita, all'improvviso mi prese la mano e mi abbracciò, scoppiando in un pianto di dolore durante il quale mi raccontò la sua drammatica storia. Le violenze che aveva subito durante il viaggio dalla Libia in Italia, la paura che l'assaliva di notte quando la sua mente non riusciva a spazzare via le immagini degli stupri subiti. Io rimasi bloccata e a stento riuscii a trattenere le lacrime. Subito dopo mi riabbracciò dicendomi che in struttura lei era felice, perché vedermi le dava gioia. Da qui capii che per aiutarle non bisognava fare dei gesti eclatanti, bastava essere con loro, ascoltarle e sorridere. Ringrazio tutti coloro che mi hanno permesso di vivere questa magnifica esperienza giunta ormai quasi alla fine, ma che segna l'inizio di una nuova Irene.